martes, 28 de julio de 2015

Primero Italiano Julia Noemi Issa - Il Miracolo

Erano giunti in Argentina, con l’illusione di tutti gli emigranti. Serbavano nel cuore il dolore del distacco dai loro genitori, fratelli ed amici del piccolo paese, Fornovo di Taro. All’epoca, non c’erano grandi possibilità di lavoro in Italia. Pietro e sua moglie, Enrica, appena sposati, erano partiti molto speranzosi. Sapevano lavorare la terra ed erano esperti di frutteti, grazie ai loro genitori e al nonno. Loro avevano versato molto sudore della fronte nella terra natale.
Si stabilirono in Patagonia, nel sud dell’Argentina. La Valle di Río Negro, era il secondo grande produttore ed esportatore di frutta pregiata. Avrebbero potuto scegliere di coltivare le gialle Golden Delicious o le Red Delicious che brillavano di un rosso meraviglioso. Piacquero loro persino le verdi Granny Smith, acide ma sode e di maturazione lenta. Il campo forniva loro lavoro e mal di testa, avevano bisogno di una resa alta. La piantagione di nuovi meli era al punto giusto di fioritura.
Avevano iniziato sotto una buona stella, e il primo raccolto era risultato eccellente, e ciò li riempì di entusiasmo. Soltanto un albero aveva deluso le aspettative. Pietro si chiedeva:
_ “Sarà perché è isolato dagli altri?”. Questo era il suo cruccio. Si alzava, il mattino, preoccupato, e si coricava, la sera, con quella stessa idea fissa. Ripeteva, pensieroso, alla moglie: “Come potremmo curare quel melo che passa due stagioni senza dar frutti?”.
I vicini contribuivano con i loro saperi; un compaesano del Piemonte, aveva detto:
“Il mio babbo, in questi casi, si toglieva la cintura, con questa fasciava l’albero, e subito dopo, orinava sul tronco.”
Pietro sorrideva, e dalla stanza accanto, s’udivano le risate a crepapelle di Enrica, che non riusciva a dissimulare il piacere derivatogli da quel consiglio del piemontese. Comunque, queste idee continuavano a turbare il sonno di Pietro. I prodotti agrochimici non davano alcun giovamento. Avrebbe voluto provare un rimedio naturale, casereccio, ma dubitava che potesse essere efficace.
Sì, il raccolto era stato abbondante, l’aveva riposto nelle cassette e portato al grossista. Era soddisfatto.
La sola spina nel fianco era quel melo!!! Dopo essersi spremuto tanto il cervello, decise di affidarlo all’Altissimo: Dio ne sapeva di frutteti sterili! E ripeteva quelle parole udite tante volte dalla nonna mentre pregava:
_“Quera la mé Madóna ed Fontanlé!” Pietro aspettava che Enrica si addormentasse, per poi inginocchiarsi, diverse notti, a chiedere una grazia per il suo “malato”.
Passata una settimana, si azzardò ad esaminarlo. L’allegria che provò fu maiuscola nello scoprire piccoli germogli che si sforzavano per uscire dal loro involucro. Gli altri meli erano già fioriti e le api lavoravano l’intera giornata a pieni giri. Pietro le osservava compiaciuto. Le mele s’infittirono, i rami si curvavano, dovettero togliere quelle in eccedenza. Il colore, sapore e dimensione dei frutti di quel campo, facevano invidia agli altri agricoltori. Si mormorava:
“Don Pietro è senza dubbio il migliore di tutti!”. La sera che finì di porre le mele nelle cassette, si sedette a cavillare ancora sul che fare con quel melo così tardivo.
Si sentiva tanto stanco, il lavoro era stato molto pesante, nonostante tutto andò a far visita al suo “protetto”. Nelle ultime luci dell'imbrunire, lo vide. Per poco cadde a terra dalla sorpresa. E chiamò a tutta voce:
_”Enrica, Enrica! Vieni a vedere com’è cambiato quel melo misero!”.
_”Guarda! Sembra quasi un albero di Natale!”. Sui rami rilucevano centinaia di mele verdi, rosse, marrone e, cosa strana, ce n’erano addirittura di azzurre!



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