martes, 28 de julio de 2015

Segundo Premio en Italiano- Virginia Rita Bintz Wachsmuth

Segundo Premio Italiano-                  Virginia Rita Bintz Wachsmuth

Al  Vittoria

Ringraziai  il bigliettaio cui mi permise di entrare,  e mi accomodai sul sedile della terza fila sul corridoio. Mancava  ancora un’ora perché aprisse il teatro. Non so il motivo per cui ci arrivai così presto. Mi invase il silenzio, e godetti durante un attimo l’odore dell’antica sala del Vittoria,  finché le luci vennero accese ed il “clac” degli interruttori che cadendo rompeva il silenzio quali gusci di noci. Il riflettore principale illuminò il centro del sipario con un grande fascio di luce. Ritornò il silenzio. La luce cambiava colore.
Un respiro, quasi un affanno o un singhiozzo forzatamente contenuto richiamò la mia attenzione.
Osservai curatamente intorno a me. Ero da solo. Ascoltai chiaramente il pianto.
  • Stai bene? Posso aiutarti?
Nessuno rispose. Sentì appena dei passi trascinarsi pesantemente.
  • Mi dica! Chiamo qualcuno? È forse questa parte dello “show”?
Niente.
Fui preso dall’inquietudine e decisi di uscire e di informare  l’uomo della biglietteria. Mi alzai, ma subito dopo mi riaccomodai. La voce di un giovane tenore innondò la sala. Cantava in una lingua che non conoscevo. Si sollevò su una melodia a me sconosciuta, seduttrice o terribile, a volte esasperante, ansiosa, triste o lussuriosa, bella, dimandante.
Innondò enigmatica la sala paralizzandola. Finì con un grido straziante, mentre  passi veloci di tacconi scomparivano silenziosamente. Un’invisibile calamita mi fece rimanere legato al sedile, completamente immobile. La luce del riflettore era di un giallo intensissimo.
  • E allora? Tutto bene?– disse il bigliettaio sorridente avvicinandosi a me.
  • Dormito un po’?
Appena mi vide tutto  bagnato in sudore, se ne preoccupò. Non seppi cosa dirgli. Indicandomi:
  • La toilette è di là
rimase da solo, borbottando  fra sé :  Maledetti pazzi; ci arriva sempre qualcuno.
  • Pierre! Facciamo alzare il sipario?
  • Sì, dai !  Ci resta solo qualche minuto per controllare il palcoscenico e far entrare il pubblico.
Sul palcoscenico splendeva una semplice scenografia: un tavolo, due seggiole e un attaccapanni.
Intanto andavo via cercando la toilette, mi girai per vedere chi fosse dietro. La luce era blu e impallidiva. La respirazione sfiorò il mio volto; una sensazione di pelli percorse tutto il mio corpo e battè una ferita sull’ultima costola sinistra. Sentì una donna battere dentro di me, e sospirai un bacio mai dato.   
Vidi lo sguardo di Pierre e quella del bigliettaio e chiesi nulla. Non rimasi neanche a vedere l’opera, nonostante aver comprato il biglietto. Ebbi l’impressione che il grande riflettore si spegnesse dietro di me. Quell’anno fu un buon anno per il Vittoria. Ed io, mai più rimisi i piedi in un teatro.

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