sábado, 31 de julio de 2021

1° Premio de Honor Relato - italiano IVANO BAGLIONI -Un natale da ..Pionieri

 Breve premessa           


Tra tutti i Natali finora trascorsi ,  il preferito, il più ricco di emozioni è  proprio il primo nel Nyasaland, oggi Malawi ,  insieme ai  diletti genitori e a persone che col tempo ho apprezzato e ho amato. Spesso ripenso  alla mia Africa, un Continente da sempre nel cuore , dove  i “verdi “ , teneri anni sono incisi nel sorriso della gente, nella natura incontaminata, nei colori satinati dei tramonti, nei sapori speziati , nel profumo del the…  Ricordi  davvero preziosi  e struggenti, conforto ai miei giorni in questa terza parte della vita. 

  


UN  NATALE  DA … PIONIERI


  Partono i bastimenti  verso una nuova realtà e via via  ci allontanano dal  consueto mondo, da tutto ciò che è più caro. Siamo   nel primo decennio del dopoguerra , tempi difficili già d’allora e le bizzarre vicende della vita ci sottrassero all'emisfero settentrionale , per catapultarci  molto più a Sud.

 Dopo aver passato lo stretto canale di Suez, la nave inizia a  scivolare in direzione della culla dell’ umanità: l’Africa! 

L'emigrante, come un albero, può essere trapiantato, ma il rischio è innegabile, il tutto  non sempre riesce … necessita però andare avanti  con forza e con  coraggio in qualunque situazione; così una volta arrivati nella nuova terra, pochi giorni prima della Natività, senza indugio iniziammo i  preparativi.

  La nostra  casa si trovava  in una  piantagione da the - amministrata per anni da mio padre - lontana molte miglia da un centro abitato . Al momento, pure sprovvisti di un qualsiasi mezzo di trasporto !  Si prospettava pertanto un vero  e proprio Natale da... pionieri.

 Il contrasto con l'abituale atmosfera era  a dir poco eclatante, i nostri  stati d’animo vacillavano vorticosamente tra una benvenuta novità e una  costante tristezza , una  specie di nebbia stagnante che inumidiva il corpo e bagnava l'anima senza rinfrescarla.  

  Tutto da rielaborare , inventare  nei minimi particolari.    Ogni più piccola cosa che si presentasse diversa, apriva un dibattito  per far luce sulla possibile e migliore soluzione.

 I pensieri ovattavano le azioni, rallentando i movimenti, sempre più impacciati e incerti  causa la stressante afa ; gli stessi zampognari ci apparivano come spiriti vaganti, così lontani e impercettibili.     

Poi come un fulmine a ciel sereno scoppiò il primo , piccolo dramma ; trovare il perno dei festeggiamenti : l’ albero di Natale, il mitico abete! Questo punto focale sembrò destabilizzare tutta la famiglia. Si cercò un possibile sostituto nella vicina boscaglia, con una vegetazione del tutto  diversa  dalle   montagne  del reatino, le nostre amate radici da generazioni.

  Alberelli e solidi arbusti erano tutti  tondeggianti, niente che rammentasse la struttura appuntita di un abete ; necessitava farsene una ragione. Dopo ore, esausti, scegliemmo uno che permettesse di essere  potato in cima .     

 Mai e poi mai , potrò dimenticare l'espressione che assunse il volto di mia madre nel vederlo  !  Il triste alberello non era in grado di esprimere la sacralità a lui richiesta eppure sicuramente ne conteneva ancora di più,   ma  deviati da ataviche abitudini,  non eravamo in grado di cogliere l'essenza. Poi come anelli  di una catena, ogni problema  tirava in ballo un altro. Dolci e dolcetti trovarono degli improvvisi intralci, legati a stufe, farine e ingredienti vari.   

 Comunque ,    anche se rattristati dai ricordi,  si procedeva.   Ogni particolare  veniva osservato come un anomalo scherzo del destino; il nostro  morale: un'onda altissima che saliva, poi improvvisamente giù, togliendoci il respiro.


  Nel contempo,  ogni soluzione generava gioia e contentezza, allentando le tensioni accumulate.

        Con il presepio non andò meglio, specie per il soffice muschio ; sostituito  con foglie di banano e di the ; a conclusione però,  l’esotico risultato ci piacque molto. Ore a rimirarlo con soddisfazione.

Finalmente arrivò la  vigilia, dopo tante feste trascorse con decine di parenti, quella sera  solo noi tre. Mio padre cercava di tirarci su  con battute di spirito ma di nostalgia , impregnati  persino  i muri. Era davvero dura, a quei tempi non  internet e nemmeno un telefono! Per le notizie con i nostri cari solo lettere , delle volte passavano mesi  prima di avere la gioia di leggerne una. Ma il senso del dovere, dell’auto disciplina sovrastava su tutto, era la quotidiana legge della sopravvivenza . Non passava giorno che nelle nostre preghiere non ringraziassimo il Paese ospitante; oggi questi sentimenti  sono spesso sostituiti da discutibili leggi d’interesse e non da autentico amore verso il prossimo.


A un certo punto, nel silenzio assordante che ci circondava il rumore di un’auto; uscimmo di corsa  sulla veranda e ai nostri occhi uno spettacolo sorprendente .

  Alcuni rappresentanti della  comunità limitrofa, una decina , erano venuti a dare il benvenuto, a bordo di una vecchia camionetta.  

 A gesti e masticando alcune parole d’inglese, riuscimmo gioiosamente a comunicare.

Subito le donne iniziarono a tirar fuori dai cesti ogni ben di Dio. Su piatti di legno il chambo, prelibato e saporito pesce  del lago Malawi, contornato dalla cinangwa, una radice  simile alle patate dolci. Con le mani-non v’era nient’altro-  tutti a mangiare con autentico appetito e in allegria.

 Poi su foglie di banano dolci squisiti dai semi macinati del treculia, un’ anguria dura e fibrosa. Molte volte consumata ancora oggi, come piatto principale, per il suo alto potere nutritivo . 

Per bevanda , un estratto dai frutti del baobab, dal sapore intenso e aromatico. Al Piccolo Principe son sicuro , sarebbe piaciuto! E alla fine una sinfonia di frutta: papaia rossa, tangerini: un ibrido tra il mandarino e l’arancia, il masuko, somigliante al passion fruit e poi banane di varie dimensioni e colori e per i nostri occhi stupefatti, alcune addirittura fritte! In quella vigilia  assaggiammo per la prima volta la cucina esotica ma soprattutto scoprimmo il calore e la cordialità della gente del luogo. E’ proprio vero che dopo un buon pasto in simpatica compagnia , ci si sente meglio; infatti  il nostro umore era alle stelle e la nostalgia dell’Italia attutita , ora con più serenità al futuro in quella terra lontana.


 A mezzanotte in punto, il  gruppo intonò  “ Wihte Christmas” e ora a ben pensare , un paradosso! Bianco Natale … nel cuore dell’Africa.

 Ci unimmo anche noi,  profonda la commozione  e  letizia nei  cuori.  Nel buio assoluto, illuminato da un solo falò, iniziarono timidamente ad avvicinarsi, attratti dall’odore del cibo, i tre  cani, dei gattini e persino due scimmiette, eredità dell’amministratore precedente. Miei unici compagni di giochi nel periodo a venire; solo molto più tardi andai  al college.

 Con gli amici a quattro zampe il quadro ormai era  al completo . Dopo cena, ballammo al suono dei tamburi, tenendoci tutti per mano, simbolo di una novella fratellanza tra  due Continenti.

Il messaggio di pace e di buona volontà  del S. Natale  in un punto infinitesimale del pianeta,  si era  per incanto avverato.!


No hay comentarios:

Publicar un comentario