Breve premessa
Tra tutti i Natali finora trascorsi , il preferito, il più ricco di emozioni è proprio il primo nel Nyasaland, oggi Malawi , insieme ai diletti genitori e a persone che col tempo ho apprezzato e ho amato. Spesso ripenso alla mia Africa, un Continente da sempre nel cuore , dove i “verdi “ , teneri anni sono incisi nel sorriso della gente, nella natura incontaminata, nei colori satinati dei tramonti, nei sapori speziati , nel profumo del the… Ricordi davvero preziosi e struggenti, conforto ai miei giorni in questa terza parte della vita.
UN NATALE DA … PIONIERI
Partono i bastimenti verso una nuova realtà e via via ci allontanano dal consueto mondo, da tutto ciò che è più caro. Siamo nel primo decennio del dopoguerra , tempi difficili già d’allora e le bizzarre vicende della vita ci sottrassero all'emisfero settentrionale , per catapultarci molto più a Sud.
Dopo aver passato lo stretto canale di Suez, la nave inizia a scivolare in direzione della culla dell’ umanità: l’Africa!
L'emigrante, come un albero, può essere trapiantato, ma il rischio è innegabile, il tutto non sempre riesce … necessita però andare avanti con forza e con coraggio in qualunque situazione; così una volta arrivati nella nuova terra, pochi giorni prima della Natività, senza indugio iniziammo i preparativi.
La nostra casa si trovava in una piantagione da the - amministrata per anni da mio padre - lontana molte miglia da un centro abitato . Al momento, pure sprovvisti di un qualsiasi mezzo di trasporto ! Si prospettava pertanto un vero e proprio Natale da... pionieri.
Il contrasto con l'abituale atmosfera era a dir poco eclatante, i nostri stati d’animo vacillavano vorticosamente tra una benvenuta novità e una costante tristezza , una specie di nebbia stagnante che inumidiva il corpo e bagnava l'anima senza rinfrescarla.
Tutto da rielaborare , inventare nei minimi particolari. Ogni più piccola cosa che si presentasse diversa, apriva un dibattito per far luce sulla possibile e migliore soluzione.
I pensieri ovattavano le azioni, rallentando i movimenti, sempre più impacciati e incerti causa la stressante afa ; gli stessi zampognari ci apparivano come spiriti vaganti, così lontani e impercettibili.
Poi come un fulmine a ciel sereno scoppiò il primo , piccolo dramma ; trovare il perno dei festeggiamenti : l’ albero di Natale, il mitico abete! Questo punto focale sembrò destabilizzare tutta la famiglia. Si cercò un possibile sostituto nella vicina boscaglia, con una vegetazione del tutto diversa dalle montagne del reatino, le nostre amate radici da generazioni.
Alberelli e solidi arbusti erano tutti tondeggianti, niente che rammentasse la struttura appuntita di un abete ; necessitava farsene una ragione. Dopo ore, esausti, scegliemmo uno che permettesse di essere potato in cima .
Mai e poi mai , potrò dimenticare l'espressione che assunse il volto di mia madre nel vederlo ! Il triste alberello non era in grado di esprimere la sacralità a lui richiesta eppure sicuramente ne conteneva ancora di più, ma deviati da ataviche abitudini, non eravamo in grado di cogliere l'essenza. Poi come anelli di una catena, ogni problema tirava in ballo un altro. Dolci e dolcetti trovarono degli improvvisi intralci, legati a stufe, farine e ingredienti vari.
Comunque , anche se rattristati dai ricordi, si procedeva. Ogni particolare veniva osservato come un anomalo scherzo del destino; il nostro morale: un'onda altissima che saliva, poi improvvisamente giù, togliendoci il respiro.
Nel contempo, ogni soluzione generava gioia e contentezza, allentando le tensioni accumulate.
Con il presepio non andò meglio, specie per il soffice muschio ; sostituito con foglie di banano e di the ; a conclusione però, l’esotico risultato ci piacque molto. Ore a rimirarlo con soddisfazione.
Finalmente arrivò la vigilia, dopo tante feste trascorse con decine di parenti, quella sera solo noi tre. Mio padre cercava di tirarci su con battute di spirito ma di nostalgia , impregnati persino i muri. Era davvero dura, a quei tempi non internet e nemmeno un telefono! Per le notizie con i nostri cari solo lettere , delle volte passavano mesi prima di avere la gioia di leggerne una. Ma il senso del dovere, dell’auto disciplina sovrastava su tutto, era la quotidiana legge della sopravvivenza . Non passava giorno che nelle nostre preghiere non ringraziassimo il Paese ospitante; oggi questi sentimenti sono spesso sostituiti da discutibili leggi d’interesse e non da autentico amore verso il prossimo.
A un certo punto, nel silenzio assordante che ci circondava il rumore di un’auto; uscimmo di corsa sulla veranda e ai nostri occhi uno spettacolo sorprendente .
Alcuni rappresentanti della comunità limitrofa, una decina , erano venuti a dare il benvenuto, a bordo di una vecchia camionetta.
A gesti e masticando alcune parole d’inglese, riuscimmo gioiosamente a comunicare.
Subito le donne iniziarono a tirar fuori dai cesti ogni ben di Dio. Su piatti di legno il chambo, prelibato e saporito pesce del lago Malawi, contornato dalla cinangwa, una radice simile alle patate dolci. Con le mani-non v’era nient’altro- tutti a mangiare con autentico appetito e in allegria.
Poi su foglie di banano dolci squisiti dai semi macinati del treculia, un’ anguria dura e fibrosa. Molte volte consumata ancora oggi, come piatto principale, per il suo alto potere nutritivo .
Per bevanda , un estratto dai frutti del baobab, dal sapore intenso e aromatico. Al Piccolo Principe son sicuro , sarebbe piaciuto! E alla fine una sinfonia di frutta: papaia rossa, tangerini: un ibrido tra il mandarino e l’arancia, il masuko, somigliante al passion fruit e poi banane di varie dimensioni e colori e per i nostri occhi stupefatti, alcune addirittura fritte! In quella vigilia assaggiammo per la prima volta la cucina esotica ma soprattutto scoprimmo il calore e la cordialità della gente del luogo. E’ proprio vero che dopo un buon pasto in simpatica compagnia , ci si sente meglio; infatti il nostro umore era alle stelle e la nostalgia dell’Italia attutita , ora con più serenità al futuro in quella terra lontana.
A mezzanotte in punto, il gruppo intonò “ Wihte Christmas” e ora a ben pensare , un paradosso! Bianco Natale … nel cuore dell’Africa.
Ci unimmo anche noi, profonda la commozione e letizia nei cuori. Nel buio assoluto, illuminato da un solo falò, iniziarono timidamente ad avvicinarsi, attratti dall’odore del cibo, i tre cani, dei gattini e persino due scimmiette, eredità dell’amministratore precedente. Miei unici compagni di giochi nel periodo a venire; solo molto più tardi andai al college.
Con gli amici a quattro zampe il quadro ormai era al completo . Dopo cena, ballammo al suono dei tamburi, tenendoci tutti per mano, simbolo di una novella fratellanza tra due Continenti.
Il messaggio di pace e di buona volontà del S. Natale in un punto infinitesimale del pianeta, si era per incanto avverato.!
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