sábado, 31 de julio de 2021

2° PREMIO DE HONOR RELATO-ITALIANO -Cecilia Carpi-

   “La cocciniglia compaciuta”

Era una tranquila notte di febbraio a Roma. Il vento  accompagnava le passegiatta delle persone che camminavano felice per le strade della  città eterna come la stessa storia.

Alcuni facevano  sport  e altri, principalmente i bambini portavano i cani a spasso.

La luna era una monetta d´argento che sbirciava dal fondo del Colosseo. Lui, la vedeva orgoglioso e stupito dalla sua perfezione.

Céra pieno di gente nonostante il freddo. 

I rami dei pini si muovevano lentamente, come ballando una bella música.

Ma, non tutto era perfetto. 

Un po maliziosi, andavano  in giro tra tutte le foglie d´alberi molti vampiri, che nessuno conosceva  bene. Nessuno lo sapeva…

I vampiri erano  pericolosi, silenziosi e veramente dannosi.

Ma, una di  loro si credeva una farfalla. Era una vampira confusa.

Come farfalla credeva che era graziosa e ammirata. Pensava di essere elegante, scultorea, raffinta. Perciò, volava da una parte all´altra senza prisa spiegando le sue ali di colori attraenti  e luminosi. Lei era convinta di quello. Era un pó compaciuta...

In realtà, era una maléfica specie che proveniva da un  altro continente con moltissima fame e aveva messo le uova giustamente nei pini, simboli della antica Vía Apia.

Ovviamente non volava. Non aveva le ali, invece sembrava come una píccola tartaruga, che portava una conciglia di colore marrone e rosso a forma ovale.

Veramente sgradevole. 

Tutti loro, avevano fatto un lungo viaggio da Napoli atraverso la zona costiera vicina al mare e erano arrivato a Roma. ¿Destino finale?  La città dell´ amore. 

Qui i piccoli insetti malvagi succhiano  la linfa vitale, il sangue, l´essenza delle piante.

Bucca la corteccia con entusiasmo, con desiderio e poi, continua con il suo scopo.

Prima di partire lascia in superficie un alimento bianco zuccherino per i funghi. 

Dopo alcuni giorni comincia a nascere un mantello nero che provoca malattie ai rami e ai tronchi…

Nel frattempo, un giovane romano,  chiamato Marco, aveva viaggiato a Napoli, per visitare la sua fidanzata Vanina. 

Studiava   ingegnere in agraria e aveva guardato  l´insetto detestabile  perché suo suocero, giá gli aveva  parlato di loro e delle terribile  conseguenze. 

Marco era ritornatto molto preocuppato, per due raggioni. Prima di tutto gli mancava la sorridente Vanina. Desiderava le mani, la luce del suo sguardo…la cascata de suoi capelli chiari. Sue parole dolce como voce di sirena…e anche, si arrabbiava di pensare nella peste che attacava i pini.

Lui, a casa sua sognava con le due: con la ragazza che lo aveva impazzato d´amore  e con la tartaruga.

Certa volta il sogno é stato  molto intenso, quiasi reale.  Lui si incontrava con altri compagni di studio nell laboratorio, facendo ricerca e delle prove diversi sui temi di biología.

La missione era come finire con una malatia che de maniera ingrata e meschina attacava le specie vegetali, come un virus. 

Tutti insieme usavano provette, contenitori di vítreo e  tante cose: polveri magiche, acque sante, gambe di rana, occhi di zanzara, artigli di gatti bianchi, gocce di pioggia, e come si questo fossi pocchi, avevano aggiunto una grande dose di fantasia e lo avevvano  messo in una bottiglia di profumo di arancio.

La preparazione doveva riposare per due giorni sotto un cielo stellato, vicino a un pino vecchio.

Céra altra condizione affinchè  fosse veramente efficace: a questa magia doveva trovarla un uomo pazzo d´amore per una ragazzina napoletana.

Cosí, Marco si alzava ogni mattina sempre pensando a Vanina e aspettando il tempo de ritornare a Napoli a vederla e continuava con i suoi studi.

A volte sognava, a volte no.

Una serena notte di febbraio, Marco, é invitato da  suo amico Paolo, a correre un pon el parco.

Si mette un berretto di lana, una giacca, un sciarpa e le due amici fanno il giro con grande gioia.

Improvvisamente una bicicleta che vieni di fronte  a tutta velocità, sollevando a Marco in aria, e lo fa cadere  sul tronco di un pino invecchiato  pieno di cocciniglia tartaruga.

—¡Fammi vederte! —dice il pino, con voce soffocata  ¿Tu sei Marco?

Un po confuso lui responde—: Si, sono io e subito dopo vede una bottiglia che si trova sul pavimento. La prende e da lontano distingue la misteriosa “farfalla”...

—¡Aiuto! ¡Aiuto! Chiede  il pino.

Marco senza dubittare  apre  la bottiglia e butta il liquido sull´insetto. 

Ma, lei, non  sapeva niente della magia,  Era vanitosa e insopportabile e  grida —¡Sono una farfalla!

—¡Sei una maledetta tartaruga! —dice Marco.

La povera se credeva immortale...

Tutti gli alberi cominiciano a  migliorare il loro aspetto, a guarire. 

A quel punto  Marco si tocca la testa e si domanda: —É vero o l´ho sognato?


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